Bitcoin 2.0

15 aprile 2014

(Autore: Davide Galletti) Nel precedente articolo sul protocollo Bitcoin abbiamo parlato di come questo sistema peer-to-peer offra un sistema decentralizzato per il trasferimento di diritti di proprietà. Oggi vogliamo inizare parlando delle caratteristiche che lo rendono sicuro, per poi esplorare alcune novità che riguardano possibili evoluzioni della piattaforma, meglio note come Bitcoin 2.0. Il meccanismo attraverso il quale è possibile fidarsi di Bitcoin si basa sul fatto che ogni blocco della catena delle transazioni eseguite viene certificato dai nodi della rete bitcoin, che per tale attività vengono retribuiti. Questa attività, nota come “mining”, è finanziata dalla produzione – limitata e controllata – di nuovi bitcoin, e produce in media un blocco ogni 10 minuti, per cui al momento vengono riconosciuti 25 bitcoin. Per eludere la sicurezza del sistema occorrerebbe invalidare la “partita tripla” applicata ad ogni transazione, e sarebbe quindi necessario ottenere il controllo di oltre il 50% dei nodi della rete Bitcoin. Ciò detto investire in bitcoin non è esente da rischi, al contrario. Il 28 Febbraio 2014 Mt Gox, il principale exchange di bitcoin, ha dichiarato bancarotta dopo aver ritardato per alcune settimane il ritiro dei bitcoin per via di una erronea implementazione di un meccanismo di controllo. In passato altri eventi di cronaca, come ad esempio la posizione del governo cinese nei confronti della cripto-moneta, posizione peraltro ribadita con forza più recentemente e con esiti altrettanto nefasti, hanno causarono importanti ripercussioni sul mercato dei bitcoin (moneta). Fino ad oggi ogni volta il mercato ha riguadagnato fiducia, ma è senz’altro prematuro esprimere un qualunque parere definitivo in materia, e la volatilità del prezzo dei bitcoin raccomanda attenzione. Ma torniamo a parlare di innovazione.

Perché innovazione ed open source sono indiscindibili in Bitcoin?

In IETF – l’organismo preposto alla definizione dei protocolli di internet, raccolti e descritti nei cosidetti RFC – vale il detto “rough consensus and running code”. Discutere pubblicamente ed altrettanto pubblicamente realizzare I protocolli alla base di internet ha permesso la diffusione di questi in modi e forme altrimenti impossibili, e Bitcoin non fa eccezione. Se Bitcoin fosse stato un protocollo privato sarebbe stato impossibile verificarne collettivamente l’efficacia, senza il supporto della comunità accademica prima, e degli sviluppatori poi, non si sarebbe sviluppato un ecosistema che ad oggi ha già visto 100 milioni di dollari di investimento da parte dei Venture Capital, e ha saputo fronteggiare crisi come quella del marzo 2013, quando a valle di un problema nel software la blockchain risultò duplicata. In quel caso, in poche ore la comunità degli sviluppatori risolse il problema, con il pieno supporto da parte di tutti gli attori coinvolti, compresi gli exchange che ne curano la vendita e l’acquisto Il progetto BitCoin è sviluppato su Github, distribuito e discusso su SourceForge e per poter influire sul suo sviluppo l’unico modo è partecipare attivamente alla comunità che lo anima.

Oltre Bitcoin

La cripto-moneta è la prima applicazione pratica del protocollo, non necessariamente quella con il più grande potenziale d’innovazione. Si inizia a parlare di “Bitcoin 2.0”, ovvero di applicazioni che basandosi sul principio di funzionamento del protocollo BitCoin lo estendono per aggiungere funzionalità che consentano di gestire transazioni che permettano di trasferire diritti di proprietà su altri beni. Il primo tentativo in questo senso è quello delle cosidette colored coins, è già disponibile un wallet in alpha (Chromawallet). Mastercoin si basa sempre su bitcoin, ma grazie alla trasformazione dei bitcoin in mastercoin è in grado di offrire delle transazioni di tipo più complesso, come ad esempio strumenti derivati come i ‘Contratti per Differenza’. Open Transaction, Protoshares sono i nomi di altre iniziative che si prefiggono obiettivi simili. Un capitolo a parte è rappresentato da Ethereum e come questo possa permettere la realizzazione di Decentralized Autonomous Corporations (DAC). In pratica il protocollo Bitcoin e sue evoluzioni consentiranno la realizzazione di “aziende virtuali” in cui ogni stakeholder parteciperà attraverso l’acquisto di “azioni” o essendo pagato per il proprio contributo mediante le stesse. Le regole di business secondo cui opererà una tale organizzazione saranno per così dire ‘cablate’ nel codice. Ethereum è appunto il progetto che meglio incarna questo tipo di scenario, consentendo già oggi di sviluppare “applicazioni distribuite” le cui regole di business possono essere implementate direttamente all’interno del flusso applicativo. E’ il modello coperativo che è oggi alla base della comunità Bitcoin e più in generale delle comunità open source che trasforma il modo stesso in cui l’impresa nasce ed evolve. Bitcoin è la piattaforma su cui imprese, clienti ed utenti troveranno un nuovo modo di scambiare valore, prodotti e servizi.

Per dirla con le parole di William Gibson il futuro di Bitcoin è già qui, ma ancora non è (ancora) equamente distribuito…

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